regalo di Natale

Me ne sto steso, supino, al buio, sul letto e seguo i giochi di luce che sul soffitto crea ogni macchina che passa.
Aspetto il ritorno della mamma e penso al triste Natale che ancora una volta vivremo, io e lei, senza sorrisi, senza regali, senza parole.

Da quando papà se ne è andato sbattendo la porta, nella nostra casa è sceso il silenzio ed ha raggelato i nostri cuori.

Anche quel giorno ero steso, supino, sul mio letto, e calcavo con forza il cuscino sul mio viso per non sentire le loro grida.
Da un po' di tempo non parlavano più, gridavano! Ed io non sapevo perché. Quando ne chiedevo il perché mi dicevano va' nella tua stanza e studia!. Io andavo nella mia stanza e piangevo. Poi una porta fu sbattuta ed un sepolcrale silenzio scese sulla nostra casa.

Aspettai per parecchi giorni il ritorno di papà, altre volte era andato via ma poi era sempre ritornato.
Sarebbe ritornato!
Passarono i giorni, i mesi e di papà nessuna notizia.

La mamma era ogni giorno sempre più magra ed i suoi occhi sempre più gonfi di lacrime.
Non parlavamo, anzi evitavamo di stare vicini: lei nella sua stanza io nella mia.

Ad ogni minimo rumore tendevo le orecchie.
Ecco, sta girando la chiave nella toppa.
- Dov'è il mio ometto - chiama.
Io gli corro incontro.
Lui mi solleva in alto, verso il soffitto.
Mi fa fare una, due, tre capriole.
Mi avvinghio alla sua vita e fino all'ora di cena non lo mollo più. Gli racconto di me, dei miei amici, delle mie maestre. Guarda i miei quaderni, m'interroga.
Andiamo al "nostro" tavolino dove sta pian piano prendendo forma un maestoso veliero, un veliero che ora giace lì, in fondo al mare del mio dolore, coperto di polvere e di lacrime.

Dov'è il mio papà?
Ho capito che non sarebbe più tornato quando la mamma ha iniziato a lavorare. Prima poche ore la mattina, andava a fare i mestieri in casa di una nostra vicina; ora è fuori tutto il giorno, a volte anche la notte perché fa assistenza anche agli ammalati.

Parliamo poco, a lei interessa solo che studi; che non cresca troppo in fretta perché non può comprarmi vestiti ogni mese, così vado in giro con maglie e pantaloni che mi ballano addosso;che non chieda il superfluo e per lei il superfluo è anche un piccolo quaderno.
Appena finirò la scuola d'obbligo andrò a lavorare così la mamma lavorerà di meno, così  studio giorno e notte. I miei professori mi vedono chi con la toga di avvocato chi con il camice di dottore e invece io indosserò una tuta unta di olio.

Una volta ne parlavamo io e papà
- Cosa vuoi fare da grande? -
- Non so -
 Ora lo so..

Le zampogne suonano e le allegre risa dei ragazzini che le seguono.
Rimango, supino, sul mio letto. Da un bel po' ho smesso di credere in Babbo Natale, da quando non rispose alla mia letterina in cui chiedevo del mio papà.

Una sorda rabbia mi assale.
- Babbo Natale, mi senti? -   grido  - Voglio il mio papà! -.

Una chiave gira nella toppa, e una voce di cui non ho dimenticato il suono, chiede  - Dov'è il mio ometto? -.



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